La meditazione funziona?
La meditazione come via per la felicità? Il mantra è una pratica fondamentale per raggiungere quella condizione di quiete e benessere interiore? Oppure è dentro di noi che dobbiamo trovare la forza di riuscirci?
Da millenni esistono in tutte le culture rituali ripetitivi che milioni di persone utilizzano per portarsi ad un livello di pace interiore, una sorta di “Isola Felice” dove condurre la propria mente. Ma è davvero tutto oro ciò che sembra essere un paradiso pieno di buoni sentimenti e di felicità?
Avete mai desiderato fermare i pensieri?
Qualsiasi schema ripetuto mentalmente, recitato o cantato, è capace di calmare la mente, sia se si tratta di parole, frasi o suoni brevi da ripetere e usare come metodo di rilassamento o meditazione.
Un esempio religioso è declamare il Rosario per lunghi periodi, ripetendo sempre gli stessi passaggi. Ma possono essere anche suoni semplici come il popolare Om, oppure proverbi e frasi più lunghe come ad esempio:
HARE KRISHNA HARE KRISHNA
KRISHNA KRISHNA HARE HARE
Il termine mantra deriva dal verbo “man”, (pensare), collegato al sanscrito “tra” (che protegge), con il significato di “pensiero che offre protezione”. Quindi si può affermare che i mantra calmano la mente dando rassicurazione! I testi antichi e inerenti al Samaveda sottolineano che l’importanza di questi mantra non risiede tanto nel loro significato, quanto piuttosto nella loro sonorità e ripetitività.
nam myoho renge kyo – nam myoho renge kyo – nam myoho renge kyo
La meditazione come via maestra verso la felicità?
La default mode network del cervello si occupa dei pensieri non coscienti che abbiamo quando restiamo soli. In questi momenti la mente si è scoperto essere occupata, anche se sembra che non stiamo pensando a nulla. Una condizione che apre la porta dell’inconscio ed induce la mente a pensare in base a schemi cristallizzati nel passato e, in base a come in passato si percepiva, immaginerà il futuro e ciò che gli altri pensano di noi.
Si è scoperto che ripetere semplici mantra frena l’attività di questa rete non cosciente e questo ne spiega l’effetto calmante.
Quindi le persone, soprattutto quelle che hanno sofferto molto e che non trovano uno strumento in se stessi per risolvere il loro problemi, essendo troppo in profondità, oppure troppo grandi, cercano un’isola felice nella quale poter approdare per almeno cercare di alleviare le loro sofferenze dell’anima. Si tratta di soggetti che hanno pensieri inconsci conflittuali che fanno da sottofondo alle loro giornate.
Esse sono appesantite da emozioni conflittuali, da somatizzazioni quali l’ansia che, non trovando nessun altro modo per risolvere il conflitto in profondità, prendono come unica via possibile per alleggerire questo fardello, una delle tante metodiche pseudo-spirituali proposte dalle varie filosofie olistiche. Ad esempio, la meditazione, la religione, la danza sufi e tantissime altre pratiche orientali. Sono nati anche molti rituali moderni, come ad esempio il Tapping, una tecnica semplice, breve e alla portata di tutti: bastano le mani, un luogo tranquillo e “picchiettare, tamburellare” parti del proprio corpo.
Ma tutto ha un prezzo. Quindi, anche questo permanere in un paradiso ideale tutto incentrato sull’amore, sul perdono, l’accoglienza, il lasciar scorrere, nel quale sono bandite apparentemente, a lungo andare confina la mente in luoghi nei quali una vera emancipazione interiore non può avvenire.
Mantra per meditazione? La soluzione è dentro di te
Evitando emozioni quali la rabbia, piuttosto che la paura, oppure la tristezza, e spostando la mente su di un positivismo onnipresente fuori luogo, fanno si che gradualmente la persona perda la capacità di affrontare la vita reale, con le sfide che essa impone, come anche la sana aggressività, necessaria al fare.
Aggressività, deriva dal latino Adgredior che letteralmente significa «avvicinarsi» [ag-gres-si-vi-tà] Agire verso la vita!
Siamo di fronte quindi ad un paradiso che contempla solo la metà dell’essere umano, e per tanto simile ad una gabbia dorata divenuta un luogo esistenziale chiuso come lo è un’isola separata dalla terra. Così la propria mente si cerca di farla rimanere isolata dai suoi stessi pensieri non gestiti.
Questi rituali poi, come abbiamo visto, per funzionare necessitano di una assidua ripetizione. Per questo sono per lo più pratiche quotidiane, esercizi o preghiere o mantra da rifare ogni giorno più volte al giorno, altrimenti si chiude quell’ombrello psicologico che teneva al riparo dai dolorosi pensieri.
Questa è la libertà?
No è un’altra schiavitù, dolce ma sempre costrizione, perché queste eterne ripetizioni rubano il tempo utile per raggiungere una elevazione psicofisica effettiva, rendono difficile il trovare nell’agito, il senso del perché si esiste, costoro inconsapevolmente sono disposti a pagare questo prezzo.
Mentre chi è davvero liberato da se stesso, avendo risolto i suoi conflitti, non ha bisogno di ripetersi nulla, sta già bene anche nel silenzio e nella non azione evitante, in una reale davvero felice, che per essere tale, non dipende da nessuna cosa che debba fare o agire, “Se fuggi da ciò che hai dentro, non potrai arrivare a ciò che sei davvero”.
La felicità profonda è quando essa non dipende da nulla!