LA CASTALIA DOVE RISIEDE L’ECCELLENZA

Dove si trova la castalia

La Castalia rappresenta quel luogo ideale nel quale si apprende la massima espressione della gestione del tutto, ossia si accede a quella conoscenza arcaica, ancestrale, umana, che permette di acquisire anche il potere oltre che di gestire se stessi, anche di interferire sulla creazione del destino e dei flussi di vita.

Certamente è un luogo impervio, austero, nella cui enclave, possono trovare rifugio, solo una élite di studenti, selezionati per coraggio e sete di conoscenza, un luogo amorale, nel senso che essa stessa, la Castalia è la genitrice della morale libera e non repressiva, dell’individuo divenuto libero, perché liberato dalle sue stesse catene.

Il Giuoco delle Perle di Vetro di Hermann Hesse, Castalia è una repubblica utopica dedicata alla ricerca della conoscenza e della bellezza. È situata in un’isola remota, isolata dal resto del mondo.

I membri di Castalia sono chiamati Castaliani e sono addestrati in una varietà di discipline, tra cui musica, poesia, matematica, filosofia e religione. Il loro obiettivo è raggiungere l’illuminazione spirituale attraverso la conoscenza e la comprensione.

Il Giuoco delle Perle di Vetro è un romanzo complesso e filosofico che esplora temi come la natura della conoscenza, l’importanza dell’arte e la relazione tra l’individuo e la società. Castalia è una parte importante del romanzo ed è spesso vista come un simbolo dell’ideale di Hesse di un’utopia intellettuale.

Ecco alcune delle caratteristiche distintive di Castalia:

  • È una repubblica utopica dedicata alla ricerca della conoscenza e della bellezza.
  • È situata in un’isola remota, isolata dal resto del mondo.
  • I membri di Castalia sono chiamati Castaliani e sono addestrati in una varietà di discipline.
  • Il loro obiettivo è raggiungere l’illuminazione spirituale attraverso la conoscenza e la comprensione.

Castalia è un luogo immaginario, ma incarna molti degli ideali di Hesse per una società ideale. È un luogo dove la conoscenza e la bellezza sono venerate e dove gli individui sono liberi di perseguire la loro illuminazione spirituale.

Nella Castalia non viene risparmiato nulla agli allievi, ed i prezzi che verranno fatti pagare a livello di sacrificio, sono elevati, perché non  si regala ne l’amicizia, ne la compagnia se queste hanno un valore,  tanto meno la conoscenza può essere dispensata gratuitamente a chiunque senza che chi ne benefici sia ritenuto integro ed all’altezza.

Dura deve essere la vita al suo interno, gli allievi debbono saper affrontare il freddo ed i pericoli, in modo da garantire una volta usciti, la loro massima riuscita, qualsiasi livello essi decidano di abitare, infatti  proprio per questo  la Castalia chiede ad un certo punto, come prova di maturazione, di essere lasciata, per esaudire la necessità per l’essere umano  di scendere dalle regioni dello spirito assoluto, per immergersi nel flusso della vita, vera maestra esperienziale.

La morale, l’indottrinamento, è visto come un addomesticamento soporifero delle coscienze, un sacrificio che sfiora il sacrilegio in quanto “Triste Mietitore”  di anime talentuose, ridotte al silenzio da modelli sociali nichilisti e castranti, degradati a gregge, sinonimo di appiattimento e di non evoluzione.

Da ciò che è costituito e morale, non può nascere un cambiamento, ma bensì solo una riproposizione dell’attuale, che se può essere utile alla normale gestione esistenziale, ma non certo può rappresentare quella fucina di nuovo senso, nella quale costruire strumenti più adatti alla evoluzione personale.

la Castalia è anche il luogo di svezzamento, dal quale occorre nascere per “seminare” di nuovo senso i livelli sociali e con essi le persone che vi sono intrappolate, perché chiusi nella propria stagnazione mentale.

 

Solo l’esperienza pratica può decretare la bontà dell’apprendimento ricevuto negli anni trascorsi dentro essa!

Da questa considerazione, un passaggio del libro le perle di vetro di Hermann Hesse:

“In età matura però Knecht inizia ad avvertire il peso che questa situazione comporta e si rende conto di quanto la vita, con la sua continua evoluzione, lo richiami a lei: i troppi anni dedicati a svolgere il ruolo di Magister nella Castalia, l’hanno incatenato e il suo desiderio di libertà, la sua voglia di incidere su una realtà più concreta (il suo sogno sarebbe insegnare a giovani studenti la musica, sua grande passione) lo portano a rinunciare alla prestigiosa carica, rompendo una tradizione secolare e creando non poco scompiglio nella comunità, dove proprio grazie alle premonizioni di Knecht si inizia a intravedere un periodo di decadenza, che porterà all’inevitabile fine di questo pezzetto di mondo, che troppo si era astratto e arroccato su posizioni che nulla potevano contro le evoluzioni che la storia impone. E così, allontanandosi dalla sua amata regione, Knecht si reca finalmente libero tra gli uomini, e con in tasca solo un piccolo flauto andrà incontro alle avventure che la vita gli riserverà”.

Ed ecco che irrompe la stessa Metafora che nel libro Siddharta sempre di Hesse, fa si che il giovane principe appunto Siddharta, , trascenda tutta la conoscenza acquisita per contemplare la grandezza e l’illuminazione, riflessa nella vita di un umile barcaiolo traghettatore, che fa da eco al Superuomo di Nietzsche, non raffigurato come onnipotente ed invincibile, ma tale perché porta in se e raffigura le istanze umane, anche quindi la fragilità e l’impotenza.

Quindi di rimando, abitare l’eccellenza ed essere stati allievi della Castalia, rende si elevati, ma al contempo “umani, fin troppo umani.  Essere eccellenti, comporta avere immaginazione e realismo, per il giocatore significa rivedere il mondo nella sua totalità per rigenerarlo, giacché le immagini mostrano la trama invisibile che tutto connette e sostiene.

In Siddharta, Hermann Hesse intreccia una storia di scoperta di sé e risveglio spirituale, ambientata sullo sfondo dell’antica India. Il protagonista, Siddhartha, nasce in una ricca famiglia di bramini e cresce in un mondo di lusso e privilegio. Tuttavia, fin dalla tenera età, è turbato dal vuoto e dalla superficialità della sua vita e desidera qualcosa di più significativo.

All’età di sedici anni, Siddhartha abbandona la sua famiglia e intraprende la ricerca dell’illuminazione. Si unisce a un gruppo di asceti che vivono in estrema povertà e abnegazione, sperando di trovare la liberazione spirituale attraverso l’ascetismo. Tuttavia, si rende presto conto che questa strada non fa per lui e lascia gli asceti per cercare la propria strada.

Siddhartha si rivolge allora alla sensualità, credendo di poter trovare appagamento nei piaceri del mondo. Diventa un ricco mercante e vive una vita di indulgenza e piacere. Tuttavia, scopre presto che la sensualità non può portargli la felicità che cerca.

Alla fine, Siddhartha si rende conto che il percorso verso l’illuminazione sta nel trovare un equilibrio tra ascetismo e sensualità. Abbraccia il concetto della Via di Mezzo, che insegna la moderazione e il distacco da entrambi gli estremi.

Attraverso il suo viaggio, Siddhartha impara ad amare e ad accettare se stesso per quello che è, e si connette con il mondo che lo circonda in modo profondo e significativo. Alla fine diventa un insegnante saggio e compassionevole e condivide la sua saggezza con coloro che la cercano.

Siddhartha è una storia senza tempo della ricerca umana di significato e realizzazione. È una profonda meditazione sulla natura dell’amore, del desiderio e della ricerca dell’illuminazione.

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