Il senso di solitudine, sentirsi soli
Sentirsi soli
Il senso di solitudine, quando non è dovuto a fattori oggettivi, quali una malattia oppure un isolamento dovuto a scelte professionali che allontanano dai luoghi di origine, ha radici che affondano nel passato affettivo dii una persona.
In alcune persone l’essere soli può rappresentare una occasione per potersi concentrare sulle proprie idee, amarsi e darsi il meglio, mentre per altri rappresenta invece l’inizio di paure e ansie che possono sfociare in una vera e propria depressione.
Solitudine: cos’è
Il sentimento della solitudine, è collegato in alcuni casi a tematiche abbandoniche e si connota anche con livelli di autostima bassi.
Il sentirsi soli presuppone spesso la mancanza di un dialogo profondo con se stessi a causa di una mancanza di strumenti introspettivi, che traducano alla mente razionale, il significato di una emozione che si sta provando. Tale problematica genera una solitudine che porta ad un isolamento, generando una mancanza di empatia ed una difficoltà di costruire relazioni.
Quando si parla di solitudine?
La solitudine richiede un intervento di un esperto, quando si crea nella persona un bisogno permanente di riempire un vuoto esistenziale e si comincia a mercanteggiare con gli altri le proprie idee, obiettivi e decisioni, pur di non rimanere soli. Questo a lungo andare è un duro colpo per la propria autostima, tanto è che nei casi più gravi, può creare una perdita di identità.
La solitudine è reale o è forma mentale?
Di certo la solitudine inconsapevolmente spesso viene affiancata ad un concetto negativo, basti pensare che molti genitori la usano come punizione, ma come mai può essere punitiva?
Perché gli esseri umani sono animali sociali, di branco, ed è grazie a questa comunione con gli altri che la nostra specie è potuta arrivare sin qui, pertanto il divieto di stare insieme, l’esclusione dal gruppo, possono essere fonte di dolore ed è per questo che viene usata come leva educativa punitiva.
Spesso al contrario c’è chi afferma che gli piace stare da solo, pertanto la solitudine può essere un piacere, anche se è vero, che se si protrae troppo a lungo può causare squilibri a livello mentale, metafora descritta del romanzo Robinson Crosue, nel quale racconto il personaggio a lungo andare diveniva pazzo se non trovava con chi parlare.
La solitudine pertanto, è una condizione mentale che può avere aspetti costruttivi, se si è in grado di gestirla, o portare ad un livello di tristezza crescente se la si subisce. Per molti lo stare soli è insopportabile e la sola idea della solitudine, crea in loro una grande sofferenza e sfiducia in se stessi, fino a sentirsi così inadeguati avere il timore di perdere le relazioni, sentendosi irrilevanti per l’altro, cosa che condizionerà negativamente il tentativo di crearne di nuove.
In una condizione di normalità invece, ognuno ha dei pensieri di solitudine, senza però che questi influenzino negativamente i vari compartimenti della propria vita, tanto è che generalmente in questi casi, questa emozione dura poco, essendo causata da alcune circostanze in un dato momento della vita che si sta vivendo, oppure magari dovuta ad un momento in cui non si ha un umore leggero e si preferisce stare un po’ soli. Cosa ben diversa da una solitudine frutto di una dinamica mentale ricorrente che non trova sollievo neppure quando si è circondati da persone e affetto costante, quando non si riesce ad apprezzare la vicinanza di persone care e ci si sente comunque soli anche in mezzo a mille persone.
In conclusione quindi ci sono due tipi di solitudine, quella desiderata e quella subita a causa di proprie dinamiche mentali o di circostanze avverse.
La solitudine desiderata la si ha quando si sceglie di stare soli con la propria intimità per godersi un momento introspettivo, magari coincidente con una propria crescita personale, pertanto si ha bisogno di allontanarsi per un po’ dalla società, di fatto si è soli ma non ci si stente soli, ma in compagnia di se stessi.
Mentre solitudine subita invece, è quella causata da aspetti caratteriali propri non risolti che determinano una separazione dall’altro, essendo troppo inclini al conflitto, piuttosto che all’accoglienza. Spesso la causa di questo tipo di solitudine origina da eventi traumatici vissuti da bambini. Questa è la più pericolosa perché ci fa sentire di essere soli anche quando si è in relazione con gli altri.
Avere relazioni superficiali che non permettono livelli di empatia profondi, fa sì che non ci si senta di compresi e pertanto ci si senta soli. Capita anche di avvertire la solitudine quando si è distanti dalle relazioni, amicali o con un partner: fintanto si è con gli amici sembra che tutto vada bene, ma il senso di solitudine irrompe quando dopo si torna soli con se stessi.
In questo caso il problema è molto più profondo perché la causa del sentirsi soli potrebbe essere causata da una ancora non sufficiente costruzione del proprio Io.
Questo è una realtà tipica del periodo post adolescenziale, nel quale vivendo ancora in famiglia, la quota di bisogno dell’altro era minore e pertanto era più facile la relazione, ma una volta diventati adulti, se non sono stati fatti dei distacchi evolutivi dalle figure genitoriali, si vivrà dal punto delle relazioni, in un mondo di mezzo, nel quale il periodo passato diviene troppo superficiale come modello di relazione ed quello futuro ancora troppo impegnativo, per la capacità di amare che richiede e non del tutto ancora acquisita.
Solitudine: quando chiedere aiuto?
Ci sono dei momenti di vita nei quali è esperienza comune il sentirsi soli, come ad esempio dopo la perdita di qualcuno importante, dopo una separazione, oppure a causa di una malattia o semplicemente perché si è diventati anziani; si purtroppo la solitudine negli anziani spesso è una costante.
In questi casi può essere utile chiedere aiuto ad un professionista, prima che degeneri in una depressione oppure in una perdita di autostima.
È bene chiedere aiuto quando sentirsi soli diventa un peso schiacciante ed insopportabile, quando si prova una sensazione di sofferenza crescente che non permette di essere al meglio delle proprie possibilità per affrontare la quotidianità.
In questi casi un supporto esterno può dare senso a questa emozione ma soprattutto serve, per riprendere un cammino esistenziale che faccia tornare la relazione con l’altro e con se stessi in una dimensione sana ed arricchente.