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Ipervigilanza ed iperattività – Scopri se hai vissuto in un ambiente traumatizzante

Bambina con pupazzo rotto

Ipervigilanza ed Iperattività: I Sintomi

Ci sono dei segnali che da adulti possono far capire se una persona è cresciuta in un ambiente familiare disfunzionale che ha generato dei traumi emotivi,  oppure se ha subito un evento traumatico nella pre-adolescenza, che ha generato in lui come conseguenza, una ipervigilanza ed a seguire, delle difficoltà relazionali,  è proprio quando si è diventati grandi che gli esiti caratteriali e relazionali di queste ferite spesso rimosse, diventano evidenti.

Le caratteristiche che connotano se una persona è vissuta un  evento traumatizzante,  sono state oggetto di studi approfonditi, ne descriverò alcuni tratti distintivi, in modo da inquadrare meglio gli effetti emotivi sul carattere e sul comportamento reattivo di alcune persone.

Chi è un portatore inconsapevole di una ferita dovuta a dinamiche familiari disfunzionali, può ad esempio con il proprio partner, reagire bruscamente alle piccole critiche o magari si irrigidisce, dinanzi a delle modeste disattese, oppure alla minima discrepanza di pensiero anche se costruttiva, proveniente da qualsiasi persona, tende a reagire in maniera esplosiva e troppo marcata.

Anche con i propri familiari quando c’è qualcosa che non funziona o non fanno ciò che egli si aspetta, tende ad alzare immediatamente la voce ed ad aprire una disputa, mentre all’opposto può sentire il bisogno di allontanarsi in fretta quando le persone gli urlano contro perché si sente invadere da un malessere profondo.

Il sentirsi invasi è un sentimento tipico di chi ha subito una ferita di questa origine.

Ipervigilanza e iperattività

Cosa causa l’ipervigilanza

Si chiamano tecnicamente reazioni di ipervigilanza e vogliono dire che forse si è cresciuti in un ambiente dal quale potevano arrivare minacce emotive, oppure fisiche all’improvviso, senza una specifica ragione, ambiente caratterizzato da reazioni sproporzionate, da chi faceva parte di quel nucleo familiare, a fatti di normale quotidianità o bassa conflittualità e comunque facilmente gestibili.

Oppure può significare che un evento traumatico improviso è accaduto nell’infanzia, magari in ambito scolastico o parentale.

Si innesca allora nell’adulto traumatizzato da bambino, una attenzione ipervigile a tutto ciò che gli capita attorno, per cogliere inconsciamente ogni piccolo segnale di cambiamento di umore, di contrasto relazionale, di agito da parte dell’altro. Questa dinamica viene messa in atto inconsapevolmente dall’adulto ferito, per tentare di reagire immediatamente alla paura subita da bambino ed evitare proprio quella escalation, che a sua volta egli subì e che ha creato in lui la sua stessa ferita interiore.

Nella ipervigilanza ogni parola che esprime un legittimo dubbio o intenzione  inattesa dell’altro, può innescare una reattività esasperata per paura che si ripeti l’aspetto traumatizzante subito, quindi si ha una reazione eccessiva per timore che possa accadere di nuovo ciò che lo umiliò, ferì o lo fece sentire impotente da bambino; di fatto replica inconsciamente ciò che faceva da bambino, quando cercava di adattarsi immediatamente e di reagire velocemente, per cercare di contrastare le esplosioni emotive, il non controllo degli istinti aggressivi, di chi lo circondava, con l’aggiunta però della rabbia subita che ora tende a scaricare sull’altro.

Diventando iperreattivo a questi segnali di “normale quotidianità e dialettica” costui cresce percependo i più piccoli segnali di cambiamento umorale intorno a se, come pericolo, cosa che inconsciamente lo porta ad irrigidirti immaginando che siano prove inequivocabili, che qualcosa di negativo nei suoi confronti di li a poco accadrà.

Stress e iperattività

Questo atteggiamento purtroppo provoca nell’altro ignaro dei suoi perché della sua reazione eccessiva, un istinto ad allontanarsi o difendersi a sua volta, rafforzando in lui così l’idea che anche in questa occasione, le cose andranno nello stesso modo di allora, ossia in un modo ingestibile.

Abbiamo quindi Sintomi comportamentali e sintomi emotivi:

In condizione di ipervigilanza, alcune persone potrebbero reagire in modo esagerato al solo udire un forte rumore o anche fraintendo una innocua affermazione dubitativa di una persona vicina, reputandola maleducata o inopportuna, quando assolutamente l’altro sta solo esponendo un suo parere, una sua legittima idea o normale e sana contrapposizione. Queste reazioni possono essere anche violente o particolarmente ostili.

Altri sintomi possono includere; alti livelli di ansia, accompagnata da crisi umorali e paura, con una eccessiva vulnerabilità verso l’opinione degli altri fino a temerne il giudizio in modo ossessivo, oppure al contrario, giudicare gli altri in modo aggressivo ed estremamente severo.

Questo a lungo se non corretto, può trasformarsi in una rigidità di pensiero dove esiste solo un mondo in bianco o nero, in cui trovi le cose assolutamente giuste o assolutamente sbagliate, di fatto si viene a perdere quella zona grigia tipica delle persone dotate di autocontrollo e saggezza. Altre espressioni emotive disfunzionali che si possono instaurare sono la chiusura in se stessi, sbalzi d’umore eccessivi e repentini oppure emozioni esagerate a seguito di modesti accadimenti.

Per uscire da questa dinamica dolorosa, occorre esporre a costoro la verità, cioè che tutti siamo circondati da persone che cambiano in continuazione pensieri ed atteggiamenti, anche per adattarsi alle piccole prove quotidiane della vita, persone soggette anch’esse a cambi di umore a seguito di delusioni o accadimenti negativi, senza tuttavia farli ricadere addosso all’altro. Occorre fargli comprendere che anche se i segnali che egli vede possono essere simili in partenza a quelli che ha vissuto in ambito genitoriale, magari le altre persone avendo più controllo e maturità dei suoi familiari, faranno sì che egli non ne venga minimamente coinvolto.

Ipervigilanza e iperattività

Occorre imparare a difendere gli altri da noi stessi, cosa che raramente i genitori fanno con i figli.

Molte delle persone che incontriamo, non arriveranno mai ad esplodere o umiliarci, denigrarci, picchiarci e quindi non saremo in pericolo, anche perché non siamo più un bambini indifesi, le persone adulte davvero, sanno gestire le loro emozioni, sanno controllare abbastanza le loro pulsioni, mettendo l’altro a riparo da se stessi (senza farli ricadere addosso all’altro); al contrario delle persone che facevano parte del tessuto familiare nel quale si è cresciuti, che a causa della immaturità delle figure di accudimento, scaricavano sui figli le loro disfunzioni, rabbia o aspettative nevrotiche.

Queste reazioni vanno corrette con un lavoro su di se costante e profondo, perché sarà inevitabile altrimenti che vengano le ripetute a loro volta, proprio con le persone a cui si terrà di più; che sia la propria partner, un socio in affari, un insegnate di qualche sport, ma anche degli amici cari, ma soprattutto se stesso vivrà male, venendo meno le sue capacità relazionali di mediazione delle proprie proiezioni sull’altro, caratteristica fondamentale per ambire ad avere relazioni a lungo termine.

Senza questo lavoro, di fatto si avrà come risultato una persona sola e perennemente arrabbiata, con evidenti sbalzi di umore, dalla quale gli altri staranno in guardia.

L’obiettivo è diventare invece un essere d’amore, accogliente ed equilibrato, capace di porsi in modo aperto ed affettivo costantemente verso la vita e gli altri intorno a lui, in modo da attrarre a sua volta amore, accettazione ed opportunità.

 

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