la sospensione dell’io

Il concetto di “Io” nell’essere umano, ha la funzione iniziale di creare una membrana cellulare, che funga sia da difesa dal mondo esterno, che anche come mezzo per concepire la nostra differenza e unicità rispetto al tutto che ci circonda.

L’Io è anche la prima forma di incentivo alla prosecuzione nella vita della propria esistenza, dopo quella nell’utero e rappresenta il motore originario che con il suo esistere, mira all’appagamento del piacere ed al raggiungimento dello stato di felicità.

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Crescendo tuttavia questo involucro che ci racchiude, se non diviene permeabile con l’esterno, in una relazione di dare ed avere con il tutto intorno a noi, diventa la gabbia del nostro se profondo.

L’EGOISMO E L’EGOCENTRISMO

Quando questo accade, la nostra vita, diviene grigia e gestita da pulsioni prevalentemente materiali che ci costringono ad una vita iper-razionale, sempre più sterile, scandita da un lavoro per guadagnare soldi utili pagare le bollette, comprare auto, spendere in beni più o meno essenziali, non avendo cura del cibo per l’anima nostra e di chi ci circonda.

Il cibo dell’anima non richiede costi per averlo ne intrattenimenti, ma assenza e silenzio, spazi sempre più rari nella nostra vita, dove ogni secondo è occupato.

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Questa modalità è incentivata dal modello sociale attuale, improntato sul possesso dell’eccesso-superficiale, cosa che ci rende poveri di emozioni e di relazioni con quella parte profonda di noi, dell’altro e del tutto universale.

Siamo costretti da noi stessi, in un modello esistenziale che ha come obiettivo, quello di impoverirci dentro, al fine di farci cercare un appagamento fuori di noi, che ci spinga all’acquisto dell’ultimo bene di intrattenimento, informatico e telefonico che sia.

Il fatto è che noi siamo destinati, come ciclo vitale, alla fusione con il tutto universale e se nella nostra vita non ci orientiamo ad esso con una visione esistenziale spirituale-creativa, veniamo meno al percorrere la strada che “naturalmente” siamo stati concepiti per fare, oscurando a noi stessi anche il nostro fine ultimo, il nostro scopo profondo: Perché esisto, per fare cosa? Quale è la mia missione?

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Il prezzo che paghiamo per questa anomalia esistenziale è altissimo; mai come ora la depressione, la rabbia, le paure sono state così presenti nella vita delle persone, mai come ora da quando esistiamo, si consumano tante droghe e psicofarmaci, sostanze create apposta per nascondere quel vuoto, che assomiglia sempre più ad un baratro dentro noi.

Ma la soluzione a tutto questo c’è, ed è in noi, dentro noi, in quello spazio esistenziale silente e remoto, dove sono racchiuse le nostre speranze più autentiche ed i nostri valori fondanti, quelli dei quali ci ricordiamo spesso solo nei momenti più difficili.

IL SE PROFONDO

Il Sé profondo, è al contrario dell’io, includente l’esterno, si espande da noi sfociando nel tutto universale intorno a noi.

Ecco che allora è necessario in alcuni casi, qualora si voglia giungere a livelli superiori di esistenza spirituali ed interiori, che avvenga la sospensione dell’io, in quanto esso è anche portatore delle sventure del desiderio, tra le quali, la paura di perdere l’oggetto desiderato e la delusione per il non raggiungimento di uno scopo.

Attraverso la sospensione dell’Io che insegno nell’ASSENZA, si permette al Sé interiore, di espandersi e sfociare nel tutto e quindi di arrivare ad una nuova realizzazione, libera da paure e rischi di fallimento. Questo è possibile, perché il se si realizza parallelamente al tutto, fondendosi con esso e da esso, attinge l’estasi del piacere supremo e totalizzante, libero alle esigenze materiali dell’ego.

La prassi della separazione dall’Io  è quindi utile anche per affrontare oltre che alla tristezza esistenziale, anche quel non senso che sentiamo dopo aver raggiunto uno scopo, emozione che ci spinge a cercare l’appagamento successivo.

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La bellezza, l’armonia in noi è nel tutto, la creatività sono la conseguenza della fusione tra il Sé e la nostra altra parte, facente parte del tutto universale ed ad essa dobbiamo ricongiungerci per poter assaporare l’estasi di un’esistenza meravigliosa.

L’appagamento dell’Io, può essere considerato la forma primaria e primordiale di appagamento, mentre la realizzazione del Sé nel tutto, l’evoluzione estatica del piacere alla massima forma possibile, essendo un appagamento che si fonda su un abbraccio totalizzante con il tutto, libero dai pesi dell’incertezza e dell’impermanenza di quell’emozione, generata dall’Io nel momento della realizzazione.

 

 

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