lA PAURA DI DECIDERE
“Storia di una Piccola Grande Donna, creata dalle sue Paure, Ma Con Il Talento Per Diventare Un Gigante”
In una recente sessione, parlavo con una giovane manager in carriera.
Una ragazza intelligente, la figura efficiente ed affidabile con un curriculum notevole che ogni buona azienda cerca.
Apparentemente, chiunque potrebbe pensare che ricoprire una posizione come la sua ed avere tante responsabilità all’interno di un azienda importante, sia motivo di orgoglio, felicità e soddisfazione, ma come sai, l’apparenza inganna.
Durante la nostra piacevole conversazione infatti, ciò che ho compreso e visto in lei ha rivelato l’esatto opposto, tanto che il nostro discorso ha preso una piega interessante.
– Sono in gabbia Giorgio, non sono libera di poter costruire per me stessa, mi sento persa.
– Se non ami quello che fai perché lo fai?
– Perché non puoi lasciare tutto ? Perché ho fatto tanto per arrivare fin qui !
– Come mai oggi ti senti in gabbia e senti di non stare costruendo niente per te stessa?
La conversazione è andata avanti, ma una cosa era subito chiara, ed è quello su cui voglio che tu rifletta adesso:
Molte volte le persone si ritrovano a fare le scelte più importanti della loro vita non per amore o per passione, ma perché reagiscono ad una paura.
La verità è che qualsiasi scelta compiamo per reazione ad una paura, non può portare ad essere felici.
PAURA DI ESSERE FELICI
Ad esempio.
Quante volte ti è capitato di sentire affermazioni come: “vorrei trovare una persona con una buona posizione economica”, “cerco il posto fisso così sono al riparo da rischi”?
Vado controcorrente.
Preferire un posto fisso perché si ha paura della precarietà, decidere di portare avanti un rapporto per sentirci sicuri economizzante, non è il frutto di una sana e libera scelta.
Si tratta di una reazione ad un meccanismo inconscio presente dentro di noi che viene alla nostra coscienza prendendo la forma della paura.
Più precisamente, la paura di non farcela a fronteggiare gli imprevisti della vita.
Molto spesso questa sensazione, risponde ad un senso di precarietà indotto dai genitori, sia dovuto a oggettive carenze economiche vissute, ma più spesso dovuto ad una precarietà affettiva!
Cosa diversa, quando si ama far di conto, ed allora si cerca un posto fisso come ragioniera in una azienda, lei attraverso l’azienda permette a se stessa di realizzare praticando la sua passione ”far di conto”
LA PAURA DI FALLIRE
Il problema è che ogni scelta presa in base ad una paura, prima o poi sortisce i suoi effetti negativi, ed irrompe nella tua vita sotto forma di tristezza, angoscia, senso di vuoto, inadeguatezza e senso di fallimento.
A volte guardare in faccia la verità di se stessi fa male, ma questa è la strada obbligatoria da cui deve passare chi ha deciso di essere autentico con se stesso e felice.
Ma per quale motivo a volte siamo costretti ad andare contro noi stessi e compiere una scelta sulla basa di una paura?
Molto spesso questa spinta inconscia, risponde ad un senso di precarietà indotto dai genitori, alle volte a causa di carenze economiche ma più spesso dovuto ad una mancanza affettiva.
In sostanza, il posto fisso per costoro non è altro che la grande mamma.
Di fatti, da una ricerca fatta negli anni 2000 è emerso che oltre l’80% degli impiegati, soffre di alienazione lavorativa, che ha come conseguenze:
– perdita di interesse in ciò che fa,
– ansia e depressioni.
Questo è logico in quanto si è barattata la propria libertà espressiva, con una rassicurante gabbia, che tale rimane, anche se con delle belle tendine colorate alle finestre.
Analogo discorso vale per la scelta del partner, dove con sorpresa ho riscontrato che c’è parità tra uomini e donne.
Una volta ho parlavo con un marito che tradiva la moglie e gli chiesi: ma come mai tradisci da sempre la tua compagna e continui a rimanere con lei?
La risposta fu :”perché è una donna che ha una posizione, è figlia di… possiede tante cose..ecc.. ecc..”
Lo stesso dicasi per le donne.. “si, sono affezionata, lo stimo..ma l’ho tradito perché non c’è mai stata passione”, ed allora alla mia domanda era: “come mai oggi sei con un uomo per il quale non hai mai perso la testa?”
La solita risposta arrivava: “perché era un medico o avvocato importante..sai aveva tutto, una bella auto e frequentava i posti che mi piacevano” ecc.. ecc..
Anche in questo caso la scelta è stata la ricerca della sicurezza che svela però una insicurezza di fondo:
Non saper gestire le cose della vita ritenendo di non avere gli strumenti per farlo.
La conseguenza di queste scelte fatte non per rispondere alla propria passione, sia essa verso un uomo o un lavoro, genera a lungo andare una vero e proprio vuoto esistenziale.
Non è un caso che dopo gli psicofarmaci, la sostanza più usata sono le droghe, surrogati di quella felicità che non si è stati capaci di seguire e costruire nella propria esistenza, perché sono state fatte scelte per reazione ad una paura e non per amore di sé, di ciò che si faceva o dell’altro.
I risvolti di questo stato di cose sono evidenti, troviamo famiglie svuotate di affetto e passione, dove ognuno di fatto insegue la propria strada e l’altro è quasi un peso.
Troviamo condizioni lavorative, dove l’impiegato è sempre più alienato a se stesso, vittima di se stesso, della mancanza di coraggio che occorre nell’essere veri con se stessi.
Il problema è la paura di inseguire la propria felicità, la mancanza di responsabilità, e credere che la soluzione sia nella sicurezza che può darti il mondo esterno.
Eppure accade sempre l’opposto, ossia le persone più felici, spesso sono anche quelle che guadagnano di più perchè fanno ciò che amano, al contrario chi non ama soffre la perenne paura di perdere il posto di lavoro.
Nella coppia funziona allo stesso modo, o c’è amore o c’è paura, e chi sta insieme per amore, non vive la paura di abbandono e la precarietà di in rapporto fondato sulla sicurezza economica.
La verità è che le scelte fatte sulla base di mancanza e paura generano vie insicure mentre scelte fatte per amore o passione generano esistenze tranquille e felici
L’insicurezza è la madre principale di queste scelte, il padre è la mancanza di strumenti adeguati per portare se stessi da soli nella vita verso la auto-realizzazione completa sia affettiva che professionale.
Ma come è finita la sessione con la giovane donna?
Lei abitava la non realizzazione di se, conseguente al suo lavoro tanto inseguito, e ciò che l’accompagnava era un senso di vuoto, di solitudine, perché raggiunta la posizione desiderata, ha visto che quella paura che l’aveva spinta sin li, era ancora vitale e intatta.
Viveva la conseguenza dell’aver preferito l’illusione della sicurezza alla sua felicità; finalmente aveva compreso che la sua paura reattiva aveva origini lontane, ed ha iniziato a trasformare le sabbie mobili in cui annaspava giorno dopo giorno, in una solida base fatta di granito, sulla quale erigere ora i veri mattoni della sua esistenza..”ciò che amava davvero fare”.
Raccontami i tuoi sogni ed insieme fermeremo le paure che ti allontanano da essi.