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Imparare ad amare: la relazione che guarisce 

Cuore e due mani

Come guarisce una relazione: imparare ad amare.

La relazione che guarisce è un termine utilizzato per descrivere una relazione tra due persone che crea un ambiente di sicurezza e sostegno che consente alla guarigione di verificarsi. Questa relazione può essere tra un terapeuta e un cliente, tra due amici, tra un membro della famiglia e un altro membro della famiglia o tra qualsiasi altra coppia di persone che si curano a vicenda.

Esistono molti fattori che contribuiscono alla creazione di una relazione che cura. Uno dei fattori più importanti è la fiducia. Entrambe le persone nella relazione devono essere in grado di fidarsi l’una dell’altra per essere vulnerabili e condividere i propri pensieri, sentimenti e esperienze.

Un altro fattore importante è l’accettazione. Entrambe le persone nella relazione devono essere in grado di accettare l’altra per chi è, senza giudizio. Questo significa accettare i punti di forza, le debolezze, i successi e i fallimenti dell’altra persona.

La compassione è un altro fattore importante. Entrambe le persone nella relazione devono essere in grado di provare compassione per l’altra. Questo significa comprendere e condividere il dolore e la sofferenza dell’altra persona.

La comunicazione è anche un fattore importante. Entrambe le persone nella relazione devono essere in grado di comunicare in modo aperto e onesto. Questo significa essere in grado di esprimere i propri pensieri, sentimenti e bisogni in modo chiaro e diretto.

La presenza è un altro fattore importante. Entrambe le persone nella relazione devono essere in grado di essere presenti l’una per l’altra. Questo significa essere completamente nel momento presente e concentrarsi sull’altra persona.

Quando questi fattori sono presenti, la relazione può diventare uno spazio sicuro e di sostegno in cui la guarigione può verificarsi. Questa relazione può aiutare le persone a superare traumi, dolore e sofferenza. Può anche aiutarle a crescere e svilupparsi come individui.

Ecco alcuni esempi di relazioni che possono essere guaritrici:

  • La relazione tra una guida interiore e un allievo: La guarigione che si viene a creare può essere un processo  potente. Una guida interiore può fornire un ambiente sicuro e di sostegno in cui il cliente può esplorare i propri pensieri, sentimenti e esperienze.
  • La relazione tra due amici: Gli amici possono fornire sostegno, amore e accettazione. Possono essere lì per noi nei momenti buoni e in quelli cattivi.
  • La relazione tra un membro della famiglia e un altro membro della famiglia: I membri della famiglia possono fornire un senso di appartenenza e identità. Possono essere lì per noi per tutta la vita.
Il vissuto in una nuova relazione per imparare a saper stare in relazioni sane.
Accade quando il proprio Io, si specchia attraverso una normale “proiezione” sull’altra persona, arricchendosi di immagini interne, provenienti cioè dal proprio mondo interiore.
E’ presente in ogni tipo di relazione interpersonale, ma la relazione in un percorso di crescita  si manifesta in tutta la sua potenza e viene utilizzato per portare avanti e concludere il processo di guarigione dell’anima.

ferite interiori

La relazione Maestro ed Allievo, è paragonabile a una qualsiasi storia d’amore, dove si mettono in atto emozioni di stima, affetto e amore per il partner ma anche competitività, invidia, gelosia e aggressività.
Stando a Sigmund Freud, è una forma di innamoramento che prescinde dall’aspetto, dall’età e dal sesso del maestro e si manifesta anche quando il percorso è terminato, sfociando nell’indipendenza dell’allievo.
Questo amore non si limita ad obbedire, diventa esigente, domanda soddisfazione di tenerezza e sensualità, pretende l’esclusività, si fa geloso, mostra sempre più l’altro suo aspetto, e cioè una prontezza a convertirsi in ostilità e vendetta, se non può raggiungere i propri scopi.
In questo gioco di forze emotive il Maestro è pienamente coinvolto per esprimere la reazione emotiva e affettiva verso l’allievo.

Il maestro e l’allievo

Un amore difficile da gestire, dunque ed a volte doloroso per l’allievo, che attraverso di esso riporta alla vita l’amore difficile della sua infanzia, tuttavia se non viene espletato, esso non sarà risolto, e si assisterà alla necessità di ripetere continuamente le dinamiche del conflitto infantile da parte dell’allievo.
Freud afferma infatti, che alla base della nevrosi vi è una parte di vita amorosa deviata in modo anormale, per cui la nevrosi è causata esclusivamente da fattori sessuali.
In ambito psicoanalitico invece, il transfert è la proiezione sulla persona dello psicoanalista di un complesso di Edipo/Elettra che non è stato risolto, e quindi di una sessualità/amore infantile mal vissuti. Per Freud il transfert ha le caratteristiche di un amore infantile, che non ha riguardo per l’età, il sesso, l’aspetto e il comportamento della persona dell’analista. Via via che si procede nell’analisi il contenuto rimosso riemerge nella parte cosciente dell’Io e si manifesta come un grande amore, con un forte carico di libido e sofferenza.
Il transfert esiste anche fuori dalla relazione analitica ed irrompe in tutte le situazioni di vita reale quando proiettiamo sull’altro i nostri vuoti o attese, modalità comunque agita dall’inconscio, ecco che Freud afferma che « Il paziente riproduce, in forma intuibile, attuale, in luogo di ricordare, il ricordare è un rivivere .

amore guarigione

Tutti noi riproduciamo, come in una messa in scena nel quotidiano,  quanto ha avuto luogo nella sua vita affettiva anni prima, e questo rivivere è come un ricordare.
Riaffiorano alla coscienza pulsioni, sentimenti quasi sempre di natura conflittuale e ambivalente, odio e amore vissuti nell’infanzia nei riproducendo le pulsioni di rabbia, amore, bisogno, verso le figure genitoriali e che vengono rivolti anche verso un terapeuta con intense spinte libidiche significative.
Freud parla di transfert positivo e negativo in base al sentimento prevalente nei confronti del terapeuta, che può essere affetto o ostili.

Cosa è il trasfert

Nel transfert cosiddetto positivo si nasconde inconsciamente l’aspettativa di essere amati in chiave infantile che genera successivamente atteggiamenti di forte delusione aperta o nascosta; nel transfert negativo l’atteggiamento ostile è manifesto. In entrambi i casi si mette in evidenza la difficoltà della relazione col genitore, la sofferenza del paziente nell’aver vissuto il “non-amore”.
Il comportamento che si ha verso gli altri, mette in luce la nevrosi  attraverso  due aspetti: la “coazione a ripetere”, ripetizione delle esperienze e degli atteggiamenti infantili nel presente in attesa che il conflitto venga risolto, e il trasferimento su magari un compagno, di una figura interna conflittuale.
Freud lo conferma affermando che, quando un investimento libidico infantile è rimasto “parzialmente insoddisfatto”, il soggetto “è costretto ad avvicinarsi con rappresentazioni libidiche anticipatorie ad ogni nuova persona che incontra.
 In altre parole la persona vede in ogni persona nuova che incontra il potenziale genitore in grado di completare il soddisfacimento dei suoi bisogni infantili. La nevrosi consiste proprio nella necessità avvertita dal soggetto di rivivere le situazioni del passato nella speranza che abbiano un esito diverso e soddisfacente.
È’ dunque normalissimo e comprensibile che l’investimento libidico, parzialmente insoddisfatto, con tutto il suo carico di aspettative, si rivolga anche alla persona del maestro, analista, guida interiore eccetera.
Queste figure interne, come una sorta di prestampo, vengono inconsciamente proiettate sulla persona che si incontra prima ancora di verificare gli effettivi comportamenti di tale persona, e con esse i propri sentimenti di odio o aspettative di amore.
“La nevrosi e le fantasie di transfert del paziente spariscono quando questi ha rivissuto i propri istinti e li ricorda senza tentativi di rimozione, quando ne diviene cosciente, quando si costruisce un Io più forte dell’inconscio e della coscienza morale (Es e Super-Io) e così ritrova la sua unità”.
Ma qual è l’elemento chiave dell’azione dello psicoterapeuta nel risolvere il transfert?
Freud stesso aveva detto una volta, in una lettera a Jung, che “ è la cura dell’amore”.
L’amore nella relazione tra Maestro ed allievo o in qualsiasi altro ambito di percorso terapeutico o spirituale, è sorretto da un comune obiettivo, la liberazione dell’allievo dai suoi pesi interiori che ne pregiudicano i risultati che egli sta ottenendo nella vita.

 

relazione che guarisce

L’amore si manifesta con l’attenzione costante sull’allievo, con l’ascolto e la comprensione. Si manifesta con l’accettazione, la guida, l’incoraggiamento, il confronto, la sua presenza virtuale sempre costante e la sua offerta di aiuto in quello che per il paziente è un viaggio nell’inconscio più buio per ritrovare la luce. Plausibilmente sono queste le caratteristiche peculiari di un genitore che sono mancate al bambino divenuto un adulto “complessato”.
Il paziente è naturalmente portato a ricambiare l’amore di tipo “genitoriale” ricevuto , ma non riesce a farlo nel modo più naturale e gioioso perché nella sua antica relazione con i genitori non ha appreso un modo “corretto” di amare.
 Ecco che alla offerta di amore “genitoriale” l’allievo ricambia con un amore infantile che nelle sue modalità mette in luce le sue necessità, i suoi antichi bisogni e i vuoti affettivi.
Fondamentalmente evidenzia l’incapacità del paziente di una risposta affettiva adeguata, e cioè il suo “non saper amare”, dovuto alla impossibilità di esprimere il suo amore nella relazione col genitore o nel non riconoscere nel comportamento del genitore il valore del proprio amore.
Gli esseri umani soffrono fondamentalmente per non essere stati amati abbastanza o nel modo appropriato.
All’origine di un disagio c’è spesso una ferita d’amore che li accompagna per tutta la vita. Il complesso Edipico altro non è che una ferita d’amore, la prima e la più grande.
A questa ferita primaria l’Io risponde con i suoi meccanismi di difesa. Avremo una bassa auto-stima o al contrario una eccessiva autostima, tendenza alla depressione o al narcisismo. Avremo un senso di identità e di valore personale molto scarso, come nella personalità borderline, avremo oppure personalità autoritarie.
Ma le ferite d’amore possono essere curate solo dall’amore.
L’amore offerto dal maestro diviene per l’allievo una sana e momentanea dipendenza. Il maestro  diviene il genitore che si occupa degli antichi bisogni rimasti da anni in attesa di soddisfazione. Riempie quel vuoto infantile e il paziente ne diventa dipendente. Come in tutte le dipendenze si manifesta la sua fragilità, la sua debolezza e il suo bisogno, la sua paura e la sua disperazione.
Alla fine la vera guarigione è la capacità che l’allievo acquisisce di aprire il proprio cuore all’amore del maestro. Lasciar andare le proprie difese, essere se stesso, imparare a sopportare la paura di essere abbandonato, ferito o rifiutato, e ricambiare con gioia l’amore che sente provenire dal suo maestro di vita.
0relazione cura guarigione
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Il rapporto tra analista e paziente è simile e non è diverso da quello tra maestro spirituale e discepolo, perché anche questo è fatto di amore e mira all’insegnamento al discepolo, da parte del maestro, della emancipazione dalla dipendenza dal maestro stesso e di come divenire padrone della propria energia.
E tutto si semplifica con una sola frase: imparare ad amare.
La nevrosi è una ripetizione coatta di emozioni del passato e della ricerca disperata di un essere umano che aiuti ad imparare ad amare.
Il transfert erotico, come lo chiama Freud, romantico o sessuale, anche se può non sembrare amore “reale” per così dire, è potente e trasformante. Se riconosciuto e accettato è la chiave per la guarigione della ferita d’amore.
Nell’analisi del transfert vengono riportate alla luce sentimenti di rabbia, ostilità e malinconia, ma anche una immensa carica di energia libidica, energia d’amore che viene liberata e che il paziente, “imparando ad amare”, rivolge per primo al suo terapeuta, e poi al mondo esterno.

Questo sorriso di amore segna il momento in cui l’allievo, non ha più “bisogno” del suo Maestro, Terapeuta, Guida e se  ha guarito del tutto la sua ferita avrà imparato a prendersene cura.

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