COMPLESSO DI ELETTRA SINTOMI E PSICOLOGIA
La bambina può avere varie reazioni a questo stato di frustrazione emotiva, e una è quella di scegliere il padre come oggetto di desiderio sessuale. Una scelta idonea in quanto consente di appropriarsi del pene che le manca e comunque che non censura la pulsione sessuale naturale verso la madre, anche se durante la fase più accesa del complesso di Elettra la madre è vista da un lato come rivale per il possesso del pene paterno, dall’altro come responsabile per averla creata senza pene.
Nelle fasi concitate del conflitto, ogni volta che il padre si avvicina alla madre, fisicamente o solo con il parlare, riaccende nella bambina la frustrazione di ciò che non può avere, e se a questo si aggiunge una madre che non agevola il possesso paterno per sua immaturità o insicurezza, allora il conflitto di Elettra diventa una palude con delle sabbie mobili difficili da evitare dal caderci dentro una volta diventata adulta.
La piccola, a questo punto, ha nella mente un pensiero ripetitivo:
- Se papà va da mamma o pensa a lei, io non valgo nulla o valgo meno di mamma, cosa che travalica poi in un senso di colpa affettivo che fa echeggiare nella sua mente, un altro pensiero;
- Se preferisce mamma, allora non merito il suo affetto perché sono mancante in qualcosa.
L’evoluzione psicologica del Conflitto di Elettra
COMPLESSO DI EDIPO E DI ELETTRA: VIVERE INTRAPPOLATI IN QUESTO CONFLITTO
L’accoglienza del padre e la permissività della madre sono fondamentali per l’evoluzione positiva psicologica del conflitto di Elettra nella bambina, che potrà così trasformarsi da grande in una regina con il suo re e non viceversa, nel caso di infelice risoluzione del conflitto, diventare una donna gelosa, frustrata ed insicura interiormente.
Moltissime ragazze vivono intrappolate in esso, non avendolo potuto sublimare adeguatamente. Costoro spesso, come conseguenza, si prendono come partner uomini bambini, spesso alle prese anch’essi con un conflitto edipico non risolto, non potendosi permettere psicologicamente un padre-uomo.
Anche la loro sessualità è ingabbiante, perché non dispongono del libero arbitrio sessuale, non essendo potute diventare regine libere di godere di un uomo che rappresenti la forza e maturità di un padre a prescindere dalla età anagrafica dell’uomo.
Vivono di fatto sentimenti di auto-castrazione, repressione sessuale fino a sfociare in forme di masochismo, evidente soprattutto nelle scelte dei loro partner, con i quali instaurano relazioni caratterizzate spesso da tensioni e lotte di potere nella coppia.
Correggere da adulti questo conflitto è possibile attraverso un percorso di consapevolezza interiore, se si ripercorrono però tutte le tappe del conflitto di Elettra, creando uno psicodramma nella vita reale che permetta di passare ad una nuova interiorizzazione positiva paterna ed una sana accettazione sessuale materna. Il risultato sarà la nascita di una nuova regina che si prenderà cura del suo regno e del suo uomo-re, una donna libera di essere felice e fautrice di una sessualità consapevole, liberata dall’insoddisfazione.
- Il senso di colpa
La colpa mentale, scaturisce dalla mancata elaborazione di tutte e tre le fasi indicate.
Nel primo caso, quello dell’abbandono, ogni “disattesa” genera un senso di colpa in quanto il bambino si dà la colpa della precarietà affettiva. Egli si dice: “Se non mi vogliono bene è perché sono stato cattivo!”
Da ricordare che la stessa cacciata dal paradiso genera un senso di colpa permanente, il peccato originale nei cattolici, a simboleggiare anche che il passaggio in una dimensione nuova dopo una nascita fisica o spirituale è una colpa.
Il senso di colpa non sublimato diventa con il tempo auto afflittivo e va a condizionare negativamente rapporti e obiettivi.
Nel secondo caso, quello dell’appagamento del desiderio, il ricevere male o poco trasmette un messaggio che è anch’esso quello di non essere giusti per ricevere e appagare un bisogno istintuale come può essere il senso di fame o sete o il bisogno di calore, e ancora si sviluppa un conseguente senso di colpa.
Nel terzo caso dell’Edipo, invece, si origina il senso di colpa o per lo spodestamento del padre o per il tabù di prendere la madre, se si tratta di un maschio; mentre nelle femmine si ha, viceversa, un senso di colpa per lo spodestamento della madre e tabù per il desiderio del padre.
Questo tipo di senso di colpa spesso degenera in veri e propri atteggiamenti autolesionistici e determina nel futuro cosa nella vita potrai raggiungere e permetterti di avere o fare.
- Il Vissuto, incide molto su questo quadro delle proiezioni inconsce che si è costituito, e dal vissuto si scaturiscono le pulsioni inconsce e gli eventi reali della vita.
Se da un lato le dinamiche citate creano il terreno sul quale l’individuo costruirà l’edificio della propria esistenza ed essenza interiore, dall’altro, come i venti e gli uragani, il vissuto (ossia come hai elaborato queste dinamiche) ne condizionerà la stabilità.
Del Vissuto fanno parte tutte quelle vicissitudini nel quale incorre la persona e vi rientra anche il momento storico nel quale si viene alla vita e quello che accade da quando nasci in poi.
È evidente che, se anche tutti i processi evolutivi e i conflitti interiori si sono dipanati e risolti nel migliore dei modi ma, per dare un esempio, ci si trova a crescere durante una guerra, allora è certo che il vissuto tragico determinerà il modo di considerare la vita, perché l’esperienza avuta condizionerà gli eventi successivi e questi giungeranno dalla vita influenzati dal giudizio che la persona ha sperimentato.
- Il conflitto Edipico
Durante lo sviluppo delle pulsioni sessuali si origina la grande battaglia per il possesso della madre o del padre a seconda del sesso, i cui esiti determineranno “come” la persona sarà nella vita – se sarà sottomessa agli eventi e alle persone oppure se diverrà un leader, se rimarrà eternamente figlio o diverrà finalmente un uomo.
Il conflitto edipico per potersi dire superato necessita di essere elaborato in precise fasi conflittuali; infatti, se utilizziamo il termine conflitto è proprio perché diverse istanze opposte sono presenti contemporaneamente.
C’è chi non lo supera e in questa categoria ricadono tutti quegli adulti che, ad esempio, vivono alle dipendenti dei genitori e difficilmente riescono a crearsi una famiglia o una posizione primaria nella vita.
Chi, invece, lo supera male in genere ha esistenze subordinate e altalenanti, come ad esempio cercare di creare una famiglia rimanendo però troppo attaccati a quella d’origine oppure sognare un lavoro in proprio nell’immobilità nello stato di dipendenza.
Eterni bambini
Ci sono moltitudini di persone mai nate davvero, ancora rinchiuse in una gabbia rappresentata da una affettività tradita che li costringe ancora oggi in una ristretta dimensione di figlio o figlia.Questo fa si che nel quotidiano i loro progetti professionali e relazionali, siano “immaturi” come se mancasse sempre qualcosa. Chi vive questa condizione difficilmente assaporerà il potere del poter decisdere indipendemente, cosa ad appannaggio della persona davvero adulta.
Sono coloro che inconsciamente vivono una dipendenza mentale da un padre ed una madre, ricercata e proiettata in molteplici realtà di vita.
Sono i condannati alla ricerca di effimere sicurezze dal costosissimo prezzo esistenziale, come i bisognosi del posto fisso, della umile casa, della emozione limitata, del desiderio inespresso, relegati all’esaltazione della mediocrità, del banale, dell’uguale a tutti.
Uomini immaturi
Sono in questa condizione tanti maschi non uomini, perché essendo essi ancora figli, cercano più una mammina tranquillizzante nella loro partner, che una donna libera e capace di esercitare il proprio potere femminile, cosa da evitare perché li costringerebbe ad un confronto con un maschile-padre, che non è mai potuto avvenire davvero, essendo essi rimasti castrati nelle sabbie mobili del conflitto edipico.
Sono così anche le eterne figlie, che essendo incapaci di sostenere il senso esistenziale di un uomo vero, preferiscono allora relazionarsi con eterni bambini, perché le loro madri insicure gli impedirono di conquistare il proprio papà, essendo esse stesse troppo fragili per permettere alla loro figlia di diventare una regina, che essendo divenuta tale, poteva bramare alla conquista del re.
Ma quanti sono in questa condizione?
Direi la maggior parte e probabilmente lo siamo stati un po’ tutti quanti, perché tutti noi portiamo dentro grandi e piccole ferite causate da figure genitoriali incomplete, che hanno fatto sì il massimo che potevano, ma che il loro massimo non era poco più del minimo sufficiente per le nostre esigenze di elevatezza e sana costruzione interiore, premessa per una felicità futura non solo possibile ma anche duratura.
Vivono circondati da piccole morali, da un discutibile concetto di bene e male, con tante regoline e pensieri elevati a certezze fondate sul nulla, che hanno lo scopo solo di tenerli al riparo dalla vita e dal misurarsi con quelli che a confronto della loro scarsa elevatezza, sono diventati giganti, accresciuti dal valore che sono stati Capaci di strappare alla vita.
Come è vero che tutti siamo stati gravati della difficoltà di una propria costruzione oltre le nostre origini, è anche vero che alcuni ce l’hanno fatta a liberarsi da questo giogo al ribasso, da questa catena interiore che li teneva ancora collegati come un cordone ombelicale ad un passato più vuoto che pieno, alla ricerca di una mamma o un papà , spostati nella realtà di adulti, su una compagno, una compagna, una lavoro fisso, il bisogno di una certezza tanto più piccola, quanto più grande è stato il loro vuoto affettivo.
Costoro, sono gli uomini e le donne che ogni giorno liberi di esprimersi nel massimo delle loro possibilità portano avanti il mondo come i loro pensieri ed il loro coraggio di esistere, sfidando il costituito per creare nuove possibilità di sviluppo, nuovi luoghi dove abitare la loro felicità, quella che hanno saputo costruire andando oltre se stessi, al di là delle proprie radici, e non stritolati da esse.
Quindi oggi uscendo da casa, osservate bene gli occhi di chi vi viene incontro, potrebbero essere di un figlio o una figlia apparentemente adulti, ma effettivamente mai nati; oppure di un uomo o una donna che hanno il coraggio di guardarvi fisso, perché non debbono più sostenere la vergogna di non essere riusciti ad esistere come volevano e come il talento interiore gli chiedeva di fare, non avendo abdicando come altri fecero ed ancora fanno, verso un padre o una madre che non li hanno mai svezzati.