Quello che noi pensiamo di noi stessi, degli altri e delle cose che ci circondano è frutto di una visione parziale delle cose.
Anche le nostre possibilità, la forza che abbiamo o meno nell’affrontare le sfide della vita è frutto di una proiezione di se, non necessariamente aderente al reale oggettivo.
Infatti per alcuni l’idea di realizzare un grande progetto è accattivante e stimolante, potendo credere di potercela fare, per altri, la stesa cosa può sembrare schiacciante e quindi deprimente, perché si ritiene di non averne le forze.
Eppure tutti abbiamo una mente ed un corpo simile, una muscolatura simile con un potenziale intellettivo simile; da cosa dipende quindi questa differente, direi opposta valutazione di se stessi?
La causa è proprio la proiezione differente di se, ossia la visione immaginaria di quel puzzle che una volta unite le tessere ci rappresenta e queste tessere di puzzle, rappresentano ognuna una esperienza vissuta, una credenza acquisita, un affetto ricevuto o mancante, i conflitti presenti in noi, come ci hanno formato i genitori e come noi abbiamo risposto alle scelte che la vita ci ha chiesto di fare.
Tutte queste variabili sono quindi parti di noi che concorrendo insieme formano l’idea che noi abbiamo di noi stessi.
Il problema è che questa misura a volte è errata, perché la bilancia siamo noi stessi e quindi non è detto che il sistema di stima di noi, sia tarato bene.
Qui sorge il problema, ossia, che la scelta che farò sarà dettata proprio da questa misura di me e da questa visione di me, pertanto c’è il rischio che dirò di no e non mi cimenterò in una cosa quando invece potevo farlo, oppure al contrario, mi avventurerò in relazioni o professioni improbabili, senza la dovuta forza per portarle avanti.
La verità è che questo sistema di pesi e contrappesi è abbastanza altalenante in tutti noi, infatti un proverbio cinese afferma che la saggezza sta nella via di mezzo!
Stesso concetto fu espresso in Alice nel paese delle meraviglie, dove ella, dovendo passare attraverso una serratura di una porta, non vi riusciva perché diveniva ogni volta, troppo alta o troppo bassa, cosa che le impediva di procedere oltre nel suo viaggio.
La soluzione nella fiaba di Alice, fu quella di mangiare un pezzetto di fungo magico; nell’incontro con il Brucaliffo con i suoi interrogativi “Chi essere tu?” la costringono a prendere coscienza di se stessa e della sua piccolezza, e le suggeriscono di utilizzare il fungo magico per ritrovare le sue giuste proporzioni. Alice è sempre disposta ad accettare di buon grado le novità, senza chiusure mentali ed affermando sempre una nuova individualità.
Le 3 parole chiavi per ben misurarsi e portarsi nella giusta visione della propria esistenza, sono quindi: Consapevolezza, curiosità ed apertura mentale!
La consapevolezza di chi ero e di chi sono, permette di aver chiaro lo scenario nel quale ci troviamo dal punto di vista esistenziale.
La curiosità, ci permette di essere sempre attenti al nuovo e di cercare nuove soluzioni per noi, che meglio si adattino alla vita che si evolve, mentre l’apertura mentale, ci permette di non rimanere bloccati dalle nostre credenze parziali, frutto di una errata proiezione di noi stessi.
La visione della nostra vita, così non rimane più bloccata dalle nostre credenze e dai nostri limiti, come accadeva ad Alice nel paese delle meraviglie, ma bensì, ci colloca in un continuo miglioramento esistenziale, attraverso una evoluzione armoniosa ed ecologica per noi stessi.
Questo permette di portare noi stessi ad un livello migliore di soddisfazione nella vita e di farci raggiungere più agevolmente i traguardi che ci siamo prefissati.